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Luglio 2020

Per poter presentare domanda di adozione nazionale, è necessario rispettare una serie di requisiti preliminari: in Italia l’adozione è consentita solo alle coppie eterosessuali e coniugate. I richiedenti, in particolare, devono essere sposati da almeno tre anni, o in alternativa, se il matrimonio è stato contratto più di recente, aver convissuto continuativamente per almeno tre anni prima delle nozze. Perché la domanda di adozione sia considerata ammissibile, in questo lasso temporale non deve essersi verificata tra i due alcuna separazione di fatto, e gli aspiranti genitori adottivi devono poterlo provare al tribunale mediante prove documentali o testimonianze attendibili. Esistono inoltre dei limiti di età di cui tenere conto

L’assegno per il nucleo familiare, in breve  ANF, è un sostegno economico a carico dell’Inps a favore delle famiglie dei lavoratori dipendenti, dei pensionati ex dipendenti e degli iscritti in via esclusiva presso la gestione Separata non pensionati. La finalità di questa prestazione è assicurare un aiuto economico alla famiglia del beneficiario. Da non confondersi con i “vecchi” assegni familiari, che continuano ad applicarsi ai coltivatori diretti, coloni e mezzadri, piccoli coltivatori diretti, nonché ai pensionati delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri). Ma veniamo a noi, a chi spetta? Non tutte le famiglie possono beneficiarne bensì soltanto

Lo sappiamo, anche se non apertamente dichiarato, la giurisprudenza preferisce collocare i figli minori presso la madre, ritenuta più adatta a curare le esigenze dei più piccoli quando la coppia si separa. La Cassazione ha tenuto a rimarcare che non si tratta di alcuna “preferenza” per la donna, ma è anche vero che la prassi dei tribunali segna una netta inflazione in favore di quest’ultima, se non una totalità. La collocazione dei figli presso il padre avviene in casi residuali, quando la madre viene ritenuta inidonea e di pregiudizio per la loro crescita sana. Il che conferma quanto appena detto: il giudice prima

Ad un certo punto della relazione coniugale, seppur conclusa, uno dei coniugi ha un cambiamento nella sua vita che lo porta a perdere il diritto di ricevere l'assegno di mantenimento stabilito in precedenza (in maniera consensuale o giudiziale). Le cause estintive del diritto al mantenimento possono essere diverse. 1) Addebito della separazione Ex art. 151, 2 comma c.c., il giudice può addebitare la separazione ad uno dei coniugi, in considerazione del suo comportamento contrario ai doveri che derivano dal matrimonio, purchè si tratti di violazioni tali "da rendere intollerabile la prosecuzione della convivenza o da recare grave pregiudizio all'educazione della prole" (violazioni di diritti della